BarKessa nasce dalla passione e dall’amicizia di Gigi e Gian che hanno condiviso, nel corso degli anni, esperienze lavorative e di vita.

Nella BarKessa Gigi e Gian ti accompagneranno alla scoperta dei profumi e dei sapori, della storia, delle tradizioni e dei costumi di terre raffinate ed eccelse. Ti consiglieranno prodotti di alta qualità, luoghi incantevoli, come paesaggi suggestivi, ristoranti tipici o meravigliose strutture in cui pernottare, il tutto con la garanzia di poter scoprire ed assaporare la qualità della vita della provincia Italiana.

Gita fuori porta: MUSE di Trento

Avevo promesso a quattro dei miei nipoti di fare una gita con loro. Credevo difficile scegliere una destinazione che affascinasse dei quindicenni e le loro proposte non mi entusiasmavano: Gardaland, partita di calcio di serie A, concerto di musica live…

Volevo qualcosa di diverso che legasse quel giorno a un ricordo singolare, da rievocare con un sorriso sulle labbra, per questo ho scelto il MUSE.

E’ stata un’esperienza unica e indimenticabile, che consiglio a tutti, perché non è solo un museo ma un centro di riflessione sul rapporto tra natura e uomo. 

Il Muse si trova a Trento ed è stato disegnato da Renzo Piano. Nel nuovo Museo delle scienze il pubblico è il vero protagonista della visita, grazie alla sperimentazione in prima persona, ai giochi interattivi e agli ambienti immersivi e per questo è riuscito a coinvolgere me tanto quanto dei quindicenni.

Attraverso strumenti di apprendimento informale – studiati per tutte le età e diversi livelli di approfondimento – il Muse ci ha raccontato le meraviglie dell’ambiente alpino e della natura che ci circonda, toccando al contempo temi di interesse planetario, come lo sviluppo sostenibile e la conservazione della natura e lanciando uno sguardo verso il futuro.

Il percorso espositivo del Museo usa la metafora della montagna per raccontare la vita sulla Terra. Abbiamo iniziato dalla cima: terrazza e quarto piano ci hanno fatto incontrare sole e ghiaccio, per poi scendere ad approfondire le tematiche delle biodiversità, della sostenibilità, dell’evoluzione, fino al piano interrato e alla meraviglia della serra tropicale. ​​​​​​​​​​​​​​​​

4° Piano: Alte Vette

 

Far conoscere gli elementi geologici e biologici dell’ambiente alpino è l’obiettivo degli spazi espositivi “più alti” del Museo, che ci hanno accompagnato sulle vette conquistandole, con sensazioni vive che prima avevo potuto assaporare solo in quota. Tra rumori e impressioni del paesaggio vivo e in evoluzione, siamo passati dal planare mozzafiato sulle cime alpine e dolomitiche, sui ghiacciai e le foreste, alle discese in picchiata lungo le pareti più estreme, fino a costeggiare l’imponente e terribile esperienza delle valanghe. 

 

3° Piano: La vita nelle Alpi e la sua unicità

La galleria “Nel labirinto della biodiversità alpina” propone una discesa immaginata lungo un sentiero di montagna in cui si susseguono, fondendosi e creando interconnessioni reciproche, 26 ambienti diversi, arricchiti da 2 acquari.

La suggestione dell’allestimento mira a far rivivere le emozioni provate in natura, come incontrare animali selvatici, ascoltare i loro richiami, essere testimoni di un atto di predazione o spiare i rituali di corteggiamento. Ogni ambiente è svelato in modo intuitivo e suggestivo, utilizzando modalità comunicative che vanno dai più tradizionali animali tassidermizzati (“congelati” in posture plastiche) alle tecnologiche superfici virtuali interattive.

2° Piano: Geologia, miniere e rischio ambientale

Le Alpi, in particolare le Dolomiti, rappresentano un unicum nel mondo per le loro caratteristiche geopaleontologiche e il loro paesaggio. Il percorso espositivo ci ha introdotto alla conoscenza dell’evoluzione delle Alpi attraverso un viaggio ricco di multimedialità, corredato da una rigorosa scelta di oggetti della geologia (rocce, fossili, minerali).

È un invito a scoprire, divertendosi, l’evoluzione degli ambienti geologici del passato: antiche montagne, vulcani, deserti, mari tropicali, scogliere coralline e profondità oceaniche. L’esposizione ci ha permesso di addentrarci nei processi geodinamici che hanno portato gli antichi fondali a innalzarsi sopra il livello del mare e, ripiegandosi e fratturandosi, a formare le Alpi.

1° Piano: Dai primi uomini sulle Alpi al futuro globale

 Ci siamo imbattuti in una struttura a spirale meravigliosa che introduce ed invita ad entrare nel mondo della preistoria. I principali ritrovamenti locali custoditi al Museo delle Scienze sono esposti in vetrine che illustrano le principali fasi dell’evoluzione culturale, economica e sociale nella preistoria delle Alpi: la presenza dell’uomo di Neanderthal sui massicci alpini meridionali durante le fasi più calde dell’ultimo periodo glaciale nel Paleolitico medio, l’arrivo di Homo sapiens al termine delle grandi glaciazioni nel Paleolitico superiore e la sua diffusione all’interno delle vallate alpine nel Mesolitico, l’introduzione di agricoltura e allevamento nel Neolitico e la grande innovazione tecnologica della lavorazione dei metalli nella protostoria.

Apparati multimediali forniscono approfondimenti tematici suggeriti dai reperti esposti e riproduzioni di figure umane intente in attività quotidiane arricchiscono il percorso espositivo, che ci ha introdotto in uno spazio immersivo ove dei video favoriscono la suggestione e l’emozione di vivere in tempi preistorici. Due acquari ospitano specie di lago in contesti archeologici: un sito di alta montagna nel primo, un ambiente palafitticolo nell’altro.

Piano Terra: La scoperta inizia dai sensi

Uno spazio per bambini.

 

Bambini da 0 a 5 anni aperti a scoprire, capire, osservare, provare. Partendo da quello che loro sanno fare così bene: toccare, annusare, guardare e vedere, sentire. E’ un posto che permette di sperimentare i sensi attraverso i sensi, mettendo a disposizione occasioni ogni volta diverse e originali. Anche noi ci siamo divertiti ad interagire, tornando un po’ bambini, perché il Muse è assolutamente accattivante e la sua parte interattiva è veramente stimolante.

 

Piano interrato: Storia della vita

L’affascinate storia della vita: un complesso evolvere di forme regolato da drammatici cambiamenti ambientali, geografie mutanti e occasioni fortuite. A caccia di ricordi seguendo il filo dell’evoluzione dell’uomo, in un passato vecchio 5 miliardi di anni.  

In questa galleria i resti fossili ci accompagnano in un incredibile viaggio nel tempo profondo, dalla comparsa delle prime molecole all’evoluzione di dinosauri e mammiferi.

A raccontare il capitolo della lunga storia evolutiva sono piccole piante senza foglie né fiori, insetti privi di ali e tozzi anfibi. Incontrare e imparare a conoscere le loro forme porta il visitatore a ripercorrere i primi passi di una nuova era, quella di una Terra che si va popolando.

La parte dedicata ai rettili terrestri custodisce uno dei più grandi archivi a livello europeo di orme fossili di rettili paleozoici, mesozoici e di dinosauri. Sulle tracce dei grandi rettili si possono riconoscere le loro caratteristiche orme e ammirare gli imponenti scheletri a grandezza naturale. Con i rettili marini ci si immerge nelle acque del Triassico. Notosauri, plesiosauri, ittiosauri: i mari si riempiono di piccoli e grandi rettili dalle abitudini alimentari e dai modi di vita sorprendenti.

Dinosauri e rettili marini ci hanno accompagnato fino all’estinzione di massa del Cretaceo-Terziario: un evento catastrofico per la storia della vita. Con l’estinzione dei dinosauri si apre il capitolo sulla storia evolutiva dei mammiferi: la rapida diversificazione di questo gruppo è narrata da esemplari fossili e attuali che illustrano l’evoluzione delle differenti strategie riproduttive, alimentari e locomotorie.

La galleria del DNA offre un’esperienza suggestiva mediata da un racconto empatico sull’aspetto unificante del DNA nei confronti di tutte le forme di vita – compresa la nostra.

La prima esperienza visiva è “l’Albero della vita”: una proiezione dinamica e lunga nove metri, che rivela l’incessante snodarsi dei tracciati evolutivi e le connessioni esistenti tra specie più o meno simili.

L’unicità del DNA, i suoi meccanismi di funzionamento e i processi evolutivi sono al centro di tre installazioni audiovisive multimediali dal titolo “Da dove veniamo?”, “Che cosa siamo?” e “Dove andiamo?”. Le storie sono arricchite da oggetti e reperti “speciali” perché diversi da quelli che avevamo incontrato fino ad ora nel museo. Quanto DNA condividiamo con gli altri organismi? Cosa hanno in comune una conchiglia e il cuore umano? Queste e molte altre domande trovano una risposta nella galleria del DNA.

La serra tropicale: Udzungwa, una foresta pluviale Afromontana

Prima di entrare nella serra, ci siamo imbattuti in una serie di grandi acquari. I pesci che vi sono ospitati sono rappresentativi della biodiversità ittica dei grandi laghi e fiumi della Tanzania.  

Con una superficie di 600 metri quadrati la serra tropicale ricrea un lembo della foresta pluviale dei Monti Udzungwa, un centro di diversità ed endemismo dell’Africa Tropicale Orientale in Tanzania. Varcando la soglia della serra siamo stati accolti dall’abbraccio caldo e umido dei tropici, addentrandosi nelle foreste incontaminate dell’Africa tropicale, tra cascate e pareti verticali, tra acque turbinose e una rigogliosa foresta. L’itinerario parte dalla valle del Kilombero per proseguire nella foresta umida submontana, incontrando una caleidoscopica diversità di forme e colori appartenenti a piante e animali unici.

 

Il MUSE un luogo unico, che fa sognare; in grado di unire divertimento e comprensione, scoperta e gioco, grandi e piccini, nel nome della conoscenza. E’ talmente riuscito che, unico museo italiano, si è meritato una menzione d’onore all’European Museum of the Year Awards 2015.

Io vi consiglio di visitarlo.  

Ah, dimenticavo! I miei nipoti ne sono rimasti entusiasti.

Evvai zio Gigi

MUSE –  Museo Delle Scienze, Corso del Lavoro e della Scienza, 3 – 38122 Trento​​​​​

 

Tra ville e fornaci – Sabato 24 giugno 2017

Visita guidata, durata ore 2.00 ca.

RITROVO: ore 15.50 in Piazza Municipio a Villaverla

Prenotazione obbligatoria – mezzi propri.

COSTO: € 10.00 compresi ingressi

GUIDA: Adriano Palentini, animatore del territorio del Consorzio Vicenza Nord

 

Viaggio La passeggiata partirà dal luogo ove sorgeva la Fornace Trevisan, di cui ammireremo la facciata ad est in cotto. Cuore lavorativo di Villaverla dal 1878 fino a pochi anni fa, questo sito ha segnato il passaggio della città da una economia di tipo strettamente agricolo ad una di tipo industriale, dando lavoro ad un numero molto elevato di uomini e donne.

Poi si visiterà Villa Ghellini Dall’Olmo: i Ghellini e l’architetto Pizzocaro avevano concepito la dimora come una sfarzosa reggia, simile a un castello medievale, che doveva superare in bellezza e grandiosità il palazzo costruito dalla rivale famiglia Verlato. Quando, però, le sostanze dei primi cominciarono a scemare e la vita del secondo venne stroncata, l’opera, cominciata con tanto sfarzo, fu inevitabilmente destinata a restare trascurata e incompleta.

All’interno visiteremo il monumentale scalone restaurato ed il parco.

Ritornando sulla via principale ammireremo la cinquecentesca Villa Verlato-Putin, dello Scamozzi, caratterizzata da un’importante estensione e dalla ricerca di altezza grazie ai suoi 4 piani.

 

Al termine piccolo buffet offerto dalla Pro Loco Villaverla.

 

Per maggiori informazioni: 328 0239560

 

I Monasteri di Lonigo – Sabato 06 maggio 2017

… alle origini della Lonigo religiosa

 Una visita guidata nella devozione e nell’arte.

 

Visita guidata, durata ore 3.00 ca.

RITROVO: ore 14.30 al Santuario della Madonna dei Miracoli Prenotazione obbligatoria – mezzi propri.

COSTO: € 10.00 compresi ingressi

GUIDA: Francesco Mazzai, animatore del territorio del Consorzio Colli Berici e Accompagnatore turistico

 

Viaggio nella devozione e nell’arte riscoprendo due luoghi emblematici del panorama storico, architettonico e religioso di Lonigo. La visita prenderà avvio dalla Madonna dei Miracoli, quella piccolissima chiesetta di campagna che grazie ad un miracolo è diventata un Santuario vero e proprio. Da qui ci recheremo al museo degli ex voto lignei, un autentico gioiello che ci farà riscoprire le sfaccettature della devozione popolare. La seconda tappa sarà l’ex abbazia dei SS. Fermo e Rustico, collocata su un’altura che domina Lonigo. Conosciuta oggi come Villa San Fermo (o Giovanelli), ne ripercorreremo la storia, molto antica e variegata, dalla fondazione dell’abbazia per mano dei monaci di San Benedetto di Polirone, al passaggio di proprietà all’ordine di San Giorgio in Alga, sino alla trasformazione del convento nella villa-palazzo dei Giovanelli.

Al termine piccolo buffet offerto dalla Pro Loco Lonigo e/o dal Consorzio Pro Loco Colli Berici.

Informazioni e prenotazioni:
Tel. 0444.638188
e-mail: consorzio@colliberici.itwww.colliberici.it

 

L’acqua e il fuoco – Lunedì 01 maggio 2017

Visita animata al Vittoriale degli Italiani con Gabriele D’Annunzio ed Eleonora Duse 

Una mattinata per scoprire il parco del vittoriale, uno dei più belli d’Italia, in cui verrà proposto il “patto d’alleanza”

 

Visita animata, durata intera giornata.

RITROVO: ore 7.45 presso la Sede del Consorzio Colli Berici,   Piazza Simposio 3 (Nanto)

Prenotazione obbligatoria entro il 24 aprile con minimo di 30 persone. Caparra confirmatoria € 20.

 COSTO: € 39.00 GUIDA: A cura del Consorzio Pro Loco Colli Berici  e Visite Animate

 

La mattinata sarà dedicata alla scoperta dello storico Parco del Vittoriale, uno dei parchi più belli d’Italia, in cui verrà riproposta tutta la suggestione e il fascino dello straordinario “patto d’alleanza” tra Eleonora Duse e Gabriele d’Annunzio.

L’acqua e “Il Fuoco”, liberamente tratto dalle lettere e dagli scritti dei due artisti, è il titolo che sintetizza simbolicamente l’inconciliabilità dei due elementi, nei quali si rispecchiano la trasparente limpidezza dell’attrice e il continuo indomabile ardere nella vita e nell’arte del poeta.

Tra rimorsi, ricordi e rimpianti, la figura femminile della Divina prende forma tra il verde e le rose dei giardini della Prioria e la vicenda si dipana tra muri e vialetti, tra boschetti e giardini, fino ai gradoni dell’enorme anfiteatro: dal travolgente incontro, agli anni d’oro vissuti tra le colline fiesolane, dai primi tradimenti alle sofferenze dell’abbandono, fino al drammatico epilogo, con la morte improvvisa dell’Attrice durante una tournée negli Stati Uniti.

Al termine della visita pranzo a buffet organizzato dal Consorzio Colli Berici e Pro Loco Nanto. Rientro previsto per le ore 17.00.

Il costo comprende: andata e ritorno in pullman GT, accompagnatori, ingressi al parco ed al museo, visita animata, pranzo a buffet preparato dai cuochi della Pro Loco Nanto.

Informazioni e prenotazioni:
Tel. 0444.638188
e-mail: consorzio@colliberici.itwww.colliberici.it

San Donato: trincee fiorite e la tavola degli aromi – Domenica 30 aprile 2017

… quando si avvicinava la Grande Guerra

Una splendida passeggiata per riscoprire i luoghi di guerra nei Colli Berici.

 

Passeggiata a piedi di 3.30 ore ca.

RITROVO:  ore 9.00 a S. Donato di Villaga.

COSTO: € 5.00 solo passeggiata, € 30 passeggiata+pranzo Prenotazione obbligatoria al 370 1379479. Posti limitati

GUIDA:  Reginaldo Dal Lago e guide dell’Associazione  TerreNarranti

 

 

Partiremo da San Donato di Villaga con un percorso ad anello che ci porterà a visitare luoghi di memoria storica poco conosciuti dei nostri Colli Berici. L’attenzione sarà rivolta agli aspetti naturalistici e storici della zona, dove stazionarono truppe italiane durante la prima Guerra Mondiale. A seguire pranzo presso l’agriturismo “Il Monte degli Aromi” a San Donato di Villaga. Dopo il pranzo ci sarà un intrattenimento musicale affidato al “Canzoniere Vicentino” con il loro repertorio di canzoni sul tema della giornata.

 

 

Informazioni e prenotazioni:
Tel. 0444.638188
e-mail: consorzio@colliberici.itwww.colliberici.it

 

 

Gli argini del Bacchiglione – Domenica 30 aprile 2017

In bicicletta tra chiuse, mulini e musei… 

Una pedalata in bicicletta sull’argine del Bacchiglione per vedere il paesaggio e le strutture costruite lungo il fiume.

 

Tour in bicicletta, durata ore 4.00 ca.

RITROVO: ore 8.30 in piazza Valaurie a Costozza (ex Casello FTV) Prenotazione obbligatoria – mezzi propri

COSTO: € 7.00

GUIDA: Nadia Gottardo, animatrice del territorio del Consorzio Pro Loco Colli Berici ed accompagnatrice turistica Lucia Zaccaria, animatrice del territorio del   Consorzio Pro Loco Colli Berici

DIFFICOLTÀ: media

Questo percorso è stato pensato per gli amanti della Natura. Il Bacchiglione, con la sua primaria funzione di via fluviale, ha avuto un ruolo fondamentale nello sviluppo economico e ha permesso la costruzione di mulini, chiuse ed edifici lungo il suo corso. Tramite la nuova ciclabile sull’argine sinistro del Bacchiglione giungeremo alle chiuse di Colzè, dove ci fermeremo per una visita alla conca da poco restaurata, per poi ripartire alla volta di Veggiano, dove faremo tappa allo splendido mulino e al museo dell’acqua. Attraversato il Bacchiglione, giungeremo a Cervarese per poi prendere l’argine destro che passa dietro Villa “La Deliziosa” per il ritorno.

Su preventiva richiesta, possibilità di noleggio bici fino ad esaurimento.

Al termine piccolo buffet offerto dalla Pro Loco Longare e/o dal Consorzio Pro Loco Colli Berici.

Informazioni e prenotazioni:
Tel. 0444.638188
e-mail: consorzio@colliberici.itwww.colliberici.it

 

Architetture barocche a Bassano – Sabato 29 aprile 2017

Villa Rezzonico e la Chiesetta dell’Angelo custode

 

La visita si svolgerà nelle vicinanze di Bassano del Grappa, città famosa per i suoi edifici storici. Oggi ho l’opportunità di segnalarvi una visita guidata a Villa Rezzonico; architettura neoclassica che lascia trasparire cura per i dettagli e ambienti imponenti, in cui si possono trovare statue del Canova, si visiterà inoltre anche la piccola chiesetta dell’Angelo costruita nel lontano 1655.

 

Visita guidata, durata ore 3.00 ca.

RITROVO: ore 14.50 presso il parcheggio di Villa Rezzonico (Via Ca’

Rezzonico, 66 – Bassano del Grappa)

Prenotazione obbligatoria – mezzi propri.

COSTO: € 10.00 compresi ingressi

GUIDA: Grazia Boschetti, animatrice del territorio del Consorzio Colli Berici e di Italia Nostra

 

La visita inizierà appena fuori Bassano, sulla strada per Cittadella, per ammirare l’imponente Villa Rezzonico, attribuita all’architetto Giorgio Massari e che ha ospitato personaggi illustri tra cui Napoleone Bonaparte. Il corpo centrale, con quattro torri angolari, richiama la tipologia del castello, mentre all’interno il grande salone centrale, decorato da stucchi eleganti, si rivela fastoso e scenografico. Due barchesse affiancano l’edificio padronale e la cappella, eretta nel 1733, è dedicata a San Giovanni Battista.

Si arriverà, poi, alla chiesetta dell’Angelo che fu costruita nel 1655 a ricordo di un miracoloso evento. Fu progettata dall’architetto bassanese Giambattista Bricito; l’interno è a pianta ellittica e una serie di 40 piccole tele decora la base della cupola ovale. La pala d’altare è opera di Giovanni Battista Volpato.

Al termine piccolo buffet offerto dal Consorzio Pro Loco Colli Berici e Grappa Valbrenta.

 

Informazioni e prenotazioni:
Tel. 0444.638188
e-mail: consorzio@colliberici.itwww.colliberici.it

 

Antonio Canova


Possagno, un amore nato oltre 35 anni fa.

Le gite scolastiche, quale migliore occasione di trasgredire, qualsiasi destinazione andava bene pur di fare una gita. Ma quell’anno fu una gita particolare, un giorno particolare che ancora oggi ha uno spazio nel mio cuore.

Possagno è la patria del più grande scultore neoclassico Antonio Canova (Possagno, 1 Novembre 1757 – Venezia 13 ottobre 1822). Il suo corpo è conservato a Possagno nel Tempio Canoviano. Scultore eccelso destinato al mondo che ha lasciato la sua grande eredità d’arte nella sua Casa Natale e, accanto, nella solenne Gipsoteca realizzata nel 1836, che raccoglie pressoché tutti i modelli originali delle sue sculture, i bozzetti in terracotta, i disegni, i dipinti.

 

 Il Tempio Canoviano è la chiesa parrocchiale di Possagno, consacrata alla Santissima Trinità. Il Tempio è una costruzione neoclassica progettata da Antonio Canova e disegnata da Pietro Bosio e Giovanni Zardo con la collaborazione dell’architetto Gian Antonio Selva e Luigi Rossini. La costruzione fu cominciata l’11 luglio 1819 e il Tempio fu inaugurato nel 1830. Il tempio si trova ai piedi del Col Draga a 342 metri sul livello del mare, è una grandiosa costruzione neoclassica. Poggia su tre ampie gradinate e su un vasto acciottolato dalle artistiche forme geometriche progettato dall’architetto Giuseppe Segusini.

Nel Tempio si possono distinguere tre elementi architettonici: il colonnato, che richiama il Partenone di Atene; il corpo centrale simile al Pantheon romano; l’abside dell’altare maggiore.

Le tre parti rappresentano simbolicamente le tre fasi essenziali della storia: la civiltà greca, la cultura romana ed infine la grandezza cristiana

La spesa del Tempio venne sostenuta quasi per intero dallo scultore; ai lavori partecipò praticamente tutta la comunità di Possagno (che fornì anche alcuni materiali e lavoro volontario) e lavoranti del circondario.

Il Canova morì il 13 ottobre 1822, quindi a lavori appena iniziati, ma nel suo testamento affidò al fratellastro mons. G. Battista Sartodi il compito di portare a termine l’impresa, cui teneva in modo precipuo. Il 7 maggio 1832 il Tempio, chiesa parrocchiale di Possagno, è solennemente consacrato alla Trinità.

Possagno rappresenta il luogo dell’incontro con la cultura del Canova. E’ uno scrigno che contiene il passato ed il futuro, la tradizione e l’innovazione. Per questo il Museo e Gipsoteca Antonio Canova apre le sue porte al pubblico, proponendosi come un “complesso canoviano” costituito da musei, da una biblioteca e da un archivio, con spazi destinati agli studiosi ed al pubblico. In questi sacri luoghi vengono realizzate molte iniziative per renderlo un luogo innovativo, vivo e in grado di educare e di trasmettere la cultura.

Le opere di Canova si contraddistinguono per l’eleganza delle forme, per la bellezza e la semplicità delle sue figure. L’artista veneto infatti abbandona i drappeggi eccessivi e lo sfarzo delle opere barocche, spoglia la figura umana di tutti gli orpelli per
restituirla in
tutta la sua purezza al fine di ricavarne la sua essenza nel candore del marmo.  Grande ammiratore dell’arte e del mondo ellenico, Canova era un appassionato cultore della mitologia greca. Quando era al lavoro infatti, nel suo studio c’era sempre qualcuno che aveva il compito di leggere storie tratte dai classici del mondo greco.  Antonio Canova si è dedicato anche alla pittura, arte che coltivava come piacere personale, evitando di rendere pubbliche le sue creazioni.

 

Il Museo di Antonio Canova è proprio l’immagine totale della sua arte e della sua vita. Qui è conservata la sua memora per volere del fratello Giovanni Battista Sartori. Oggi questa realtà costituisce un riferimento imprescindibile per tutti i musei del mondo che custodiscono gelosamente i capolavori in marmo espressione della sua genialità.

 

Ma chi era Antonio Canova

Antonio Canova nacque a Possagno (Treviso), a circa 80 km da Venezia, il primo novembre 1757: a soli quattro anni rimase orfano del padre, Pietro; la madre, Angela Zardo, si risposò poco dopo con Francesco Sartori e si trasferì nel vicino paese di Crespano, ma Antonio rimase a Possagno, con il nonno Pasino Canova, tagliapietre e scultore locale di discreta fama. Questi eventi segnarono la sensibilità di Antonio Canova per tutta la vita.

Fin da giovanissimo, egli dimostrò una naturale inclinazione alla scultura: eseguiva piccole opere con l’argilla di Possagno; si racconta che, all’età di sei o sette anni, durante una cena di nobili veneziani, in una villa di Asolo, abbia eseguito un leone di burro con tale bravura che tutti gli invitati ne rimasero meravigliati: il padrone di casa, il Senatore Giovanni Falier, intuì la capacità artistica di Antonio Canova e lo volle avviare allo studio e alla formazione professionale.

Nel 1768, Canova cominciò a lavorare nello studio della scultura dei Torretti, a Pagnano d’Asolo, poco distante da Possagno: quell’ambiente fu per il piccolo Antonio (che tutti chiamavo “Tonin”) una vera e propria scuola d’arte. Furono i Torretti ad introdurlo nel mondo veneziano, ricco di tanti fermenti culturali e artistici. A Venezia, Canova frequentò la scuola di nudo all’Accademia e studiò disegno traendo spunto dai calchi in gesso della Galleria di Filippo Farsetti.

Dopo aver lasciato lo studio dei Torretti, avviò una bottega in proprio: eseguì le prime opere che lo resero famoso a Venezia e nel Veneto: Orfeo e Euridice (1776), Dedalo e Icaro (1779).

 

Nel 1779, Canova compì il suo primo viaggio a Roma, dove produrrà le sue opere più belle (dalle Grazie ad Amore e Psiche, dai Monumenti funebri dei Papi Clemente XIII e XIV e a Maria Cristina d’Austria ai numerosi soggetti mitologici, come Venere e Marte, Perseo vincitore della Medusa, Ettore e Aiace) e lavorerà per sovrani, principi, papi ed imperatori di tutto il mondo. A Roma, era ospite dell’ambasciatore veneto, a Palazzo Venezia, Gerolamo Zulian che fu grande mecenate degli artisti veneti. Lo stesso Zulian procurò a Canova le prime commissioni a Roma e direttamente gli ordinò Teseo sul Minotauro (1781) e Psiche (1793).

Nel frattempo conobbe Domenica Volpato, figlia dell’incisore Giovanni, con la quale ebbe un’amicizia travagliata; la sua fama cresceva in Italia e all’estero: riceveva sempre nuove e impegnative commissioni da ogni parte d’Europa. Ben presto, la sua arte, organizzata secondo la tecnica degli antichi greci, dal disegno all’argilla, dal gesso al marmo, sviluppò un lavoro formidabile e una vicinanza sempre più forte ai temi della mitologia classica.

Quando i Francesi occuparono Roma, nel 1798, egli preferì abbandonare la città e ritornare a Possagno dove si dedicò alla pittura: in due anni, egli dipinse molte delle tele e quasi tutte le tempere che oggi sono custodite nella sua Casa natale di Possagno.

Nel 1800, tornò a Roma dove la situazione si era fatta meno disordinata: lo accompagnava il fratellastro Giovanni Battista Sartori che gli sarà fedele segretario per tutta la vita.

L’avvento di Napoleone sulla scena politica europea (1804, incoronazione ad imperatore) determinò un periodo fecondo della produzione artistica di Canova (dal Napoleone di Apsley House ai busti dei Napoleonici, dal marmo di Letizia Ramolino alla famosissima Paolina di villa Borghese) e contemporaneamente resiste alle lusinghe di diventare l’artista della Corte dell’imperatore francese; anzi, nel 1815, subito dopo la disfatta di Waterloo, Canova è a Parigi, con il fratellastro Giovanni Battista Sartori: grazie ad una abile azione diplomatica riesce a riportare in Italia numerose e preziose opere artistiche trafugate da Napoleone in Francia. Pio VII, per questa sua grande opere in difesa dell’arte italiana, gli conferì il titolo di Marchese d’Ischia, con un vitalizio di tremila scudi che egli volle elargire a sostegno delle accademie d’arte.

Nel luglio del 1819, Canova era a Possagno per porre la prima pietra del Tempio che volle progettare e donare alla sua comunità come chiesa parrocchiale: il maestoso edificio sarà completato solo dieci anni dopo la sua morte, avvenuta il 13 ottobre 1822, a Venezia, in casa dell’amico Francesconi. Il suo corpo, per volere del fratellastro, fu traslato prima nella vecchia parrocchiale e, dal 1832, nel Tempio.

Oggi, a Possagno, chi visita gli ambienti che furono di Antonio Canova, il Tinello, il Giardino, il Porticato, parlano ancora di lui, dei suoi “ozi” dediti alla pittura, delle feste semplici e rustiche che i compaesani gli dedicavano quando tornava da Roma o da Parigi o da Vienna e si immergeva nella pace della sua contrada e della sua Casa.

Poi con l’età dopo aver visitato vari musei, ci si innamora di un’opera e la si eleva nel proprio cuore alla massima espressione dell’artista tanto ammirato, in fin dei conti tutto è soggettivo.

Secondo me La Paolina Borghese esposta a Villa Borghese a Roma è un’opera strepitosa.

 

Commissionata dal principe romano Camillo Borghese, marito di Paolina Bonaparte, sorella di Napoleone, la scultura, raffigurando la donna nella posa dei ritratti classici romani e ispirandosi a Venere vincitrice, incarna alla perfezione il concetto neoclassico di grazia e bellezza come valori ideali derivati dal perfetto equilibrio tra arte e natura. Il pomo nella mano sinistra richiama la vicenda mitica per cui Venere, in una disputa di bellezza con Era e Atena, fu giudicata la migliore delle tre da Paride, vincendo dunque una mela d’oro con la scritta “alla più bella”. Il corpo della donna, seminudo e avvolto da un lieve drappeggio, è morbidamente appoggiato sul letto e sui cuscini, tutti ricavati dallo stesso blocco di marmo. Di qui l’unità dell’insieme, che sottolinea il movimento di torsione della figura suggerito dalle pieghe delle vesti e del lenzuolo, dalla posizione delle braccia e dal volto di profilo. La superficie levigata, secondo la tecnica della cera a fluido, conferisce al soggetto ritratto toni luminosi rosati, aggiungendo un tono realistico all’astrazione ideale della composizione.

“Ho letto che gli antichi una volta prodotto un suono erano soliti modularlo, alzando e abbassando il tono senza allontanarsi dalle regole dell’armonia. Così deve fare l’artista che lavora ad un nudo.”

(Antonio Canova)

Dove possiamo trovare esposte le opere del Canova? In tutta Europa dal museo Correr, Venezia; museo Civico, Padova; Victoria and Albert Museum, Londra; basilica dei Santi Apostoli, Roma; museo del Louvre, Parigi; musée d’Art et d’Histoire, Ginevra; Galleria Borghese, Roma; basilica di Santa Croce, Firenze; Staatliche Museen, Berlino;  Museo dell’Ermitage, San Pietroburgo; e molti altre città;

ma…. nel Veneto ….. a Possagno (TV)”, c’è La Gipsoteca che è ospitata in un grande edificio a forma basilicale che raccoglie modelli in gesso (gipsoteca infatti significa letteralmente “raccolta dei gessi”), bozzetti in terracotta, marmi del celebre artista. Accanto alla gipsoteca, la casa natale dell’artista raccoglie la pinacoteca (oli su tela e tempere), alcuni disegni, le incisioni delle opere e numerosi cimeli.

Vi consiglio di partire da qui alla scoperta di Antonio Canova!

Gigi.